Il cerchio e la botte
Il progetto People Up diventa il medium attuativo di un business model circolare: se dal punto di vista tecnologico-ambientale questo implica delle considerazioni rispetto ai materiali dell’edificio, che guardano a prodotti di riciclo provenienti dalle industrie locali o comunque a materiali caratterizzati da una filiera più sostenibile. Da un punto di vista più ampio, “umanistico” oltre che tecnologico, si tratta di rivalutare in modo profondo la modalità di vivere gli spazi.
Una rivalutazione che guarda tanto alla costruzione di un tessuto sociale resiliente, aperto e inclusivo, quanto al passaggio culturale dal bene inteso come proprietà al bene inteso come servizio, usato temporaneamente nell’arco della giornata e che, in quanto tale, può e deve essere condiviso in un’ottica di ottimizzazione delle risorse: spazi condivisi significa sincronia, luoghi per la costruzione della cittadinanza, riduzione dell’uso delle risorse e dei consumi uniti a un miglioramento della qualità del servizio.
Il modello del Microliving rappresenta per noi l’innesco di questa rivalutazione: una scelta che guarda non tanto alla riduzione della metratura complessiva per un aumento del numero di unità, quanto all’esternalizzazione di una serie di funzioni tradizionalmente incluse nell’abitazione privata al fine di massimizzare radicalmente gli ambienti condivisi, accogliendo servizi per i residenti e per la città, senzatetto e lavoratori, studenti e anziani – creando insomma un incubatore sociale per la città di domani.
Lo spazio abitativo si riduce quindi all’essenziale e diventa un servizio customizzato, tailored sulla base degli specifici bisogni delle personas – un approccio human centered, insomma. La personificazione di diverse tipologie di utenti, che differiscono per età, esigenze, abitudini orarie, desideri, ci ha permesso di dare un volto e quindi di concretizzare le necessità dei potenziali attori del cambiamento a cui il progetto ambisce.
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